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“Mondiale”. Ci pensi e dici, “cavolo, è una roba grossa!”.
E grossa lo è davvero: organizzazione, montepremi, e soprattutto il lago, il grande, maestoso (che fa rima con fangoso) Der.
La decisione è presa, io, Silvio e Bobo parteciperemo al World Carp Master, una competizione internazionale proprio sulle sponde del Der. E figurarsi se la tensione non sale.. sale subito! La preparazione dura mesi e, come ben capirete, riguarda tutto. Cosa portare, cosa non portare, le boilies, le esche. “Basteranno 100 kg?”. Ma no. “Meglio 200”. Mmm. “Facciamo 300!”. Passano così sere intere a discutere sulle ultime news, a guardare foto e filmati di quel lago magico, a contare sul calendario i giorni che mancano.
Finalmente si parte, con un furgone stracarico di attrezzatura e adrenalina. I chilometri sono tanti ma li percorriamo veloci, come su un tapis roulant. Poi, lo vediamo, lui, il maestoso Der. “Ma quanto è grande?!”. Sembra incredibile che ci sia un lago artificiale grosso così.
Le notizie che riceviamo non sono buonissime. Pare che il lago stia scendendo molto velocemente, e quando scende, le carpe non si prendono. Sappiamo quasi tutto sulle zone giuste e su quelle che hanno regalato pesce l’anno precedente. Più o meno abbiamo una mezza idea di dove vorremmo finire, ci serve solo l’aiuto della Dea Bendata! Il giorno dell’estrazione siamo carichi, perché è da lì che dipenderà la nostra pescata: 5 notti insonni o 5 notti da faraone nella tomba? Passano le coppie, qualche postazione buona va via subito, poi… tocca a noi! Finiamo nella parte nord-est del lago, in un braccio molto famoso dove hanno anche preso pesci over 30. Siamo, fondamentalmente, primi di settore, perché a destra non abbiamo nessuno, se non un porto. Buona o cattiva? Lo spazio che abbiamo davanti promette bene, ma l’acqua, fondamentalmente, davanti è bassa.
Un primo giro di perlustrazione ci fa capire che la pesca sarà abbastanza semplice: intercettare i pesci, sul passaggio a centro braccio dove si forma una conca che sembra un’autostrada di passaggio per il pesce. Se esce dal braccio, lo prendiamo. Se entra, beh, ci sono altre 10 coppie prima di noi! Non potendo inventare molto, iniziamo a sparpagliare le canne per coprire diverse fasce. Il fondale è veramente scuro. Proviamo a osservarlo con la telecamera subacquea per scorgere evenutali hot spot ma… non si vede niente!
Fortunatamente il classico fango del Der ci dà tregua, e l’accampamento è accogliente. Non facciamo in tempo a vedere un siluro azzannare una boa di delimitazione del settore che arriva la prima sera al Der. Il tramonto è piatto, rosso, magnifico. Fa caldo, tanto caldo, ma la magia dell’acqua che sfuma all’orizzonte è incredibile.
Capiamo subito che non sarà facile, e che ci dovremo sudare anche un singolo bip. La gara di chi è al cosiddetto “Piccolo Der”, in basso a sud, parte forte, e le catture si concentrano tutte lì. Poi, ingrana anche la parte nord-est, dove di solito escono le big, con qualche “pezzo” notevole. Il nostro settore regala poco, se non a chi è sulla sponda opposta di fronte a noi, e pesca in una laguna con canneto. Come noi, ci sono a cappotto decine di altre coppie. Poi, la magia. Calo una canna e sento che è la volta giusta. Non so perché. Saranno le Dynamite Baits, le boilies che uso nelle situazioni difficili, o forse quella brezza che mi accarezza mentre sto per calare la canna. Il piombo scende dritto e si poggia su una zona abbastanza consistente. Torno a riva guardando la profondità del braccio ma non scorgo un salto, come nei giorni precedente. “Se non salta, mangia”, mi dico.
E così è, perché in piena notte la canna si piega e l’avvisatore suona. Silvio è prontissimo e insieme partiamo per quello che è il nostro primo combattimento al Der. Emozione totale! Primo, perché è il Der. Secondo, perché qui quando parte può essere grossa, molto grossa. In verticale sul pesce, teniamo il fiato sospeso in cerca di un segnale che ci faccia capire con chi abbiamo a che fare. Poco dopo, una rullata in superficie ci fa capire che l’avversaria è stanca e in pochi minuti si infila nel guadino. C’è! Scappottiamo al World Carp Master e prendiamo la nostra prima carpa al Der!
Bobo ci aspetta a riva con la moka pronta per un buon caffè che suggella una grande grandissima soddisfazione.
Qualcosa che non si può cancellare: profumi, colori, immagini, suoni. Un ambiente diverso da tutti quelli che si possono trovare in Italia. Un mare d’acqua dolce che custodisce carpe mitiche, e per noi è un onore essere tra coloro che possono dire di averne presa una.
Gli ultimi due giorni di gara volano via veloci, con le notizie di qualche cattura che finalmente si fa viva a inizio braccio. Ma siamo contenti così.
La strada del ritorno, nei silenzi dei pescatori così carichi di significato, sembra non finire mai. Forse siamo noi che il piede sull’acceleratore non lo vogliamo staccare. Perché un’esperienza così massacrante, e al contempo così bella, forse non la rivivremo mai più. Arrivederci, Der. Aspetta il nostro retour!
Davide Decataldo