__
Preda tecnica ed altamente selettiva, la tanuta costituisce uno dei principali target della pesca invernale. Ma nonostante la calura tipica di questo pieno d’estate, vediamo come portarne a pagliolo qualche bell’esemplare.
Croce e delizia di infinite schiere di appassionati della canna da natante, la tanuta costituisce una delle specie maggiormente ricercate lungo tutto l’arco dello stivale. Da Trieste a Lampedusa, infatti, questo splendido sparide rappresenta la preda principale ricercata da moltissimi angler conquistati all’unisono dalla relativa difficoltà di cattura, dalla bontà delle carni e dalla sportività del combattimento. A torto considerata preda esclusiva delle corte giornate invernali, la tanuta può in realtà essere insidiata con risultati più che lusinghieri anche nel periodo più caldo dell’anno a patto, ovviamente, di agire nella migliore maniera possibile. Scopriamo insieme come!
Sotto…sotto
Tendenzialmente gregaria, la tanuta è uno dei classici pesci del freddo. Ricompresa fra le numerose specie che prediligono batimetriche fresche e maggiormente ossigenate, in omaggio a tale atavica indole, la nostra preda durante il periodo estivo si allontana dalla costa spingendosi decisamente verso fondali quasi insoliti per la stessa famiglia degli sparidi. Alla luce di ciò appare ovvio che nella ricerca di uno spot adatto alla permanenza dei banchi, in presenza di alte temperature superficiali, si dovranno tenere in considerazione soprattutto posti caratterizzate da una sicura isotermia. Partendo dai fatidici -50 mt, infatti, in estate le tanute migrano verso aree sempre più profonde non disdegnando a volte di raggiungere secche localizzate a -100 mt. Appare ovvio che, seguendo tali abitudini, rintracciarne la presenza richiederà un certo impegno sia in termini di tempo che di distanze dalla costa. Ad ogni modo, con il necessario supporto della cartografia di bordo, per ottenere risultati più che lusinghieri, si rivelerà opportuno procedere ad un necessario scouting su poste dalle caratteristiche morfologiche adatte fino al ritrovamento della nostra beneamata preda target. Presente di solito in un buon numero di esemplari, una volta riscontratane la presenza, come sappiamo la catture di tanute di taglia ripagherà i nostri sforzi in termini di soddisfazioni alieutiche e culinarie.
Attrezzature leggere
Pur trattandosi di un tipo di pesca da fare in prossimità di fondali piuttosto profondi, per avere ragione delle tanute durante il periodo estivo occorrerà un approccio di pesca abbastanza morbido e leggero. Prevedendo l’impiego di terminali discretamente sottili e braccioli abbastanza lunghi, si inizia dalla scelta dell’attrezzatura che in questo caso potrà essere del genere adatto alla pesca sul medio fondale. In tal senso allora andrà benissimo una canna ad azione rigida di punta di lunghezza non inferiore ai 4 mt. come la nuova Shimano Speedmaster TE Boat Adjustable fornita della solita sensibile vetta in nylon rettificato piuttosto conica di almeno 50 cm. Nel mulinello, di taglia sempre generosa e fornito di un rapporto di recupero piuttosto basso come ad esempio i vari Shimano Aero Technium 10000 XSC, Aerlex 8000 PG o Ultegra XSC 10000, imbobineremo un nylon dello 0,28-0,30 da utilizzare in assenza di corrente a profondità fino ai – 60 per poste più profonde invece risulterà necessario l’impiego di un sottile trecciato dello 0,17 ammorbidito da un lungo shock leader dello 0,35 di almeno 15 mt. di lunghezza.
Svolazzi….d’estate
Capaci di un comportamento scostante e bizzarro, le tanute adulte si rivelano spesso prede difficili ed altamente volubili in grado di assalire con violenza le esche come di rifiutare drasticamente il migliore degli inneschi. Dovendo giocoforza massimizzare la presentazione delle stesse, nella ricerca di questo splendido sparide non si potrà prescindere dall’impiego di terminali tecnologici ed appositamente preparati. Il terminale adatto potrà essere dunque preparato cominciando da un madre a base di Silk Shock dello 0,33-0,35, lungo circa 2,50 mt. sul quale andranno collegati tre finali di 60-70 cm. di lunghezza attraverso il noto sistema degli sganci rapidi. Per quanto riguarda i braccioli, considerata la profondità, sarà bene non andare troppo per il sottile tenendo sempre come riferimento fluorocarbon, ottimo lo Shimano Aspire, intorno al 0,30\0,33. Mirando ad esemplari di buona dimensione è chiaro che sarà bene rinforzarne il tratto finale con almeno 5 o 6 centimetri di 0,35\0,40, in modo da ridurre drasticamente il rischio di indesiderati tagli causati dalla affilata dentatura delle tanute. Per quanto riguarda gli ami, perfetti si riscopriranno i modelli a gambo medio, piuttosto robusti e dotati di una punta particolarmente affilata nella misura variabile fra il numero 4-6. Immancabile, infine, nella cassetta delle lenze la classica “prolunga” costituita da circa 4-5 metri di monofilo dello 0,30 mirata ad alzare i braccioli dal fondo e portare le nostre insidie alla diretta attenzione dei pesci.
Scegli il monofilo Shimano e difendiamo insieme le nostre acque! Il tuo negoziante non ha il box Shimano GreenLine? Richiedilo subito!
Tutte le info qui http://www.shimanofishnetwork.it/green-line
Inneschi e brumeggio
Tenendo sempre ben presenti esche tradizionali come il classico totano o calamaro, insieme all’ immancabile sardina ed alla morbida polpa di gambero rosa di paranza possiamo affermare senza timore di smentita che il boccone migliore per le profonde tanute estive è il micidiale cappellotto. Resistente alle lunghe fasi di cala, idrodinamico e soprattutto provvisto di una naturale fosforescenza questo piccolo cefalopode riscontra, infatti, il pieno favore sia degli esemplari adulti come dei pesci di taglia media. Da innescare singolarmente o in coppia per la proposizione di un innesco più corposo, benché di difficile reperimento, quest’esca potrà essere talvolta sostituita dal più delicato calamaretto magari rinforzato con qualche giro di filo elastico. Benché insidiate ad una certa profondità, nella pesca delle tanute il brumeggio farà sempre la parte del leone. Proposta con l’ausilio del classico pasturatore a lame o usando un paio di “fitte” di macinato fresco precongelato, la pasturazione avrà lo scopo di richiamare e soprattutto concentrare i pesci nella area di pesca. A tal proposito una volta giunti sul posto, valutata l’intensità e la direzione della corrente, tramite un sottile cordino potrà essere eseguita la calata del sacco fino al raggiungimento del fondo, a questo punto recuperati tre o quattro metri di cima si lascerà semplicemente che la scia esplichi la sua funzione di richiamo.
Ritmi….mattutini
In omaggio a dei ritmi circadiani leggermente sfalsati rispetto al periodo invernale, con l’incedere dell’estate le tanute sembrano entrare in piena fibrillazione alimentare esattamente in corrispondenza dei magici momenti del calasole. Nel periodo che precede il tramonto e soprattutto nei preludi della prima luce mattutina questi splendidi sparidi intensificano fortemente la propria attività trofica divenendo improvvisamente aggressivi sugli inneschi. Adattandoci a tali ritmi, in questo momento per portare a guadino gli esemplari più belli si riveleranno necessarie delle alzatacce quasi antelucane che chiaramente mal si sposano con le piacevoli serate estive trascorse in compagnia di amici. Per gli angler più pigri che volessero concedersi ancora qualche ora tra le braccia di Morfeo, passato l’albeggio, si rivelerà spesso inutile andare per mare alla ricerca di questi lunatici piatti d’argento durante le ore centrali della giornata. In questi casi la migliore alternativa potrebbe essere data da una maggiormente fruttuosa battuta tardo pomeridiana durante la quale sarà possibile sfruttare le luci basse ed il chiarore similmente attenuato che preannunziano i meravigliosi istanti del tramonto.
Un po di….braccio
Fermo restando aver rintracciato un bel banco di tanute adulte, pur in presenza di lenze, inneschi ed accessori dall’incredibile potere di richiamo, anche durante l’uscita più proficua può capitare di assistere ad un drastico calo delle abboccate. In questi frangenti, oltre alla diversificazione di zavorre, terminali ecc. una delle armi migliori per riportare i pesci a pagliolo sarà il nostro braccio. Sensibili forse più di ogni altro sparide ad un certo tipo di presentazione dell’esca, la tanuta è una delle specie che risponde meglio ai classici “inviti”. In questo caso tra le migliori soluzioni sicuramente la filata in corrente e la ferrata lenta. La prima tipologia di approccio, ossia la filata in corrente, viene di solito utilizzata quando i pesci in presenza di un certo flusso di corrente appaiono abulici o magari abbastanza radi da dover essere allettati o ricercati attraverso una lenza “danzante” sul fondo. Assolutamente intuitiva questa manovra può essere eseguita inserendo sulla lenza una zavorra di peso inferiore al necessario tanto da “scivolare”, in maniera controllata con l’antiritorno del mulinello, sul fondale fino al recepimento di una tocca o al ritrovamento dell’area di stazionamento dei pesci. L’invito lento invece può dimostrarsi particolarmente efficace quando, in assenza pressoché totale di corrente, le prede pur presenti gradiscono, per essere indotte alla mangiata, un’esca abbastanza “sfuggente” in grado di metterne in moto il naturale istinto predatorio. In questo caso dopo aver poggiato l’esca stabilmente sul fondo, passeremo all’azione mettendo in moto gli inneschi attraverso alcuni lenti e ripetuti sollevamenti di canna durante i quali spesso si avvertiranno le prime avvisaglie d’interesse da parte dei pesci.
Ancora o scarroccio
Valutando che le batimetrie presso le quali in questo periodo andremo a ricercare le tanute mal si sposano con i presupposti di una tecnica leggera come il drifting ancorato, nelle more di un battuta estiva a questa specie potranno essere impiegati con egual successo due approcci di pesca differenti, la pesca all’ancora o lo scarroccio. Decisamente legate a pregiudicanti fattori ambientali come la presenza o meno di forte vento e corrente entrambe le metodiche possono risultare devastanti se proporzionalmente applicate.