Pubblicato il 11-12-2023 in Tutorial

It' s Zander time!!! - Francesco Moni

Eccolo qui: Dicembre è arrivato. È arrivato il mese in cui l’inverno aggredisce l’autunno ormai agonizzante; è arrivato il mese che, senza pietà né rimorsi, c’investe con il suo gelo e i suoi costanti toni scuri. È arrivato il mese delle spese folli, delle cene con parenti e amici, del resoconto dell’anno e dei buoni propositi per quello che verrà. Ma dopo tutto questo che coinvolge la gente comune per noi pescatori è il momento dei geloni sulle mani, della lenza ghiacciata sugli anelli delle nostre canne e della ricerca del luccioperca. Cercherò di darvi alcuni suggerimenti per coloro che non conosco molto questo predatore, che prende il nome di vampiro, per i suoi denti aguzzi e per le sue abitudine notturne.

Sander lucioperca

Introdotto in alcuni laghi del Nord intorno al 1900, più precisamente nei laghi di Pusiano e Comabbio, per poi diffondersi in tutto il Nord Italia grazie ai collegamenti fluviali dei laghi che lo contenevano. Il Luccioperca è originario dell’Europa centro settentrionale e orientale preferisce climi rigidi anche se riesce ad ambientarsi a climi moderatamente caldi, predilige acque ben ossigenate ma è presente anche laddove l’ossigeno scarseggia, nel secondo caso risulta molto meno “vivace”. È un pesce dal corpo affusolato e longilineo dal colore grigio/verde nel dorso, nei fianchi e testa e ventre ha una colorazione più chiara, ha una buona dentatura (da predatore che si rispetti) con due o più denti molto pronunciati sia nella parte superiore che inferiore della mascella che gli hanno fatto prendere il nomignolo di “Vampiro”. Riesce a vivere intorno ai 20 anni e può raggiungere dimensioni che rasentano il metro e trenta con un peso di circa 10/15 kg, esistono casi di nanismo (come il persico reale) laddove lo specchio d’acqua che lo contiene non abbia molto da offrirgli come cibo potranno esserci anche situazioni di cannibalismo. Il Perca in giovane età vive protetto in branchi abbastanza numerosi per poi diventare sempre più solitario col diventare adulto. Da giovane (sotto i 10 centimetri) si nutre prevalentemente di invertebrati e dopo aver passato i dieci centimetri comincia a nutrirsi di alborelle, scardole, persici sole e cobiti ma non disdegna qualsiasi altro pesce delle giuste dimensioni. Questo meraviglioso pesce amo insidiarlo con la tecnica dello spinning, l’azione di pesca è lenta e snervante, quindi armatevi di pazienza, ma quando vedrete affiorare la sua cresta sarà come una valvola di sfogo.

ATTREZZATURA
L’attrezzatura da usare può variare molto su pesi e misure, utilizzeremo principalmente jig head (testine piombate) di 5-7-10 gr con innescate grub o shad con coda a paletta cosi da emettere forti vibrazioni sia in discesa che in salita. Su questa teoria si basa in parte la pesca con le testine piombate in cui il movimento verticale e molto più importante del movimento orizzontale, grub e shad di colore sgargiante dai 2 ai 4 pollici la fanno da padrone. Una canna per poter affrontare quasi tutto può essere una 1/8 – 3/8 (3,60 – 10,80 gr) con una lunghezza di 7’ (213 cm) un’azione fast e un’ottima sensibilità, in modo di avvertire ogni piccolo movimento dell’esca.

SHIMANO STRADIC SPINNING FAST 2,13M 7’0” 3-14G

Se non avete mai avuto il piacere di provare ad insidiare questo splendido predatore, vi assicuro che assisterete a impercettibili toccate, che vi faranno pensare e un piccolo pesce dall’altra parte e invece rimarrete stupiti, provare per credere. Sulla bobina del mulinello è consigliabile usare una treccia in modo di avere la massima sensibilità possibile, con un diametro che varia dai 0.08 al 0.10 cosi da avere allo stesso tempo un ottima tenuta di peso e una lanciabilità di tutto rispetto anche con pesi esigui.

È necessario comunque usare un terminale in fluorocarbon da connettere direttamente alla treccia con uno dei moltissimi nodi possibili, cosi da avere un alta resistenza all’abrasione e una presentazione il meno invasiva possibile, i diametri possono variare dallo 0.18 al 0.20 in relazione alla struttura del fondale, agli ostacoli e anche al peso della jighead che andremo ad usare e ovviamente alla grandezza del Perca che crediamo si trovi nello spot che andremo ad affrontare.

Nella pesca con le jighead e molto più importante il movimento verticale che quello orizzontale, anche se dovremmo comunque ricordarci di dover rappresentare un pesciolino con problemi natatori a volte, un salto dell’esca più alto e veloce degli altri può far perdere le staffe al predatore cosi da indurlo ad attaccare subito. Ma nella maggior parte dei casi sarà meglio prediligere un recupero lento con ripetute pause (3-4 secondi) tra una serie di colpetti e l’altra dati portando il cimino verso l’alto, cosi da sollevare l’ artificiale di circa una ventina di centimetri dal fondo per poi farlo ricadere senza trattenerlo con il filo.

Questo recupero è ottimale in assenza o con una leggera corrente, se andremo ad affrontare fiumi con corrente medio/forte è consigliabile dopo aver alzato l’esca dal fondo tenere il filo in tensione finchè non si sente la testina toccare il fondo, cosi da non spostarsi troppo dal hotspot. In tutti e due i casi la maggior parte degli attacchi arriverà nella pausa che darete tra un saltello e l’altro. Si consiglia di dedicare molti lanci sullo stesso spot perchè molte volte il Perca non attacca al primo passaggio ma ha bisogno di più passaggi per essere stimolato ,questo predatore preferisce le buche profonde e i giri d’acqua dove i fiumi lo permettono ma ama molto anche ponti e strutture che lo possano mantenere in ombra data la sua alta fotosensibilità.

Gli orari migliori per pescarlo sono la mattina presto prima del sorgere del sole e alla sera dopo il calasole, ma sono molto proficue anche le giornate nuvolose o con bassa luminosità.
Come ultima cosa bisogna portare all’attenzione il fatto che il Luccioperca è un pesce molto delicato che mal sopporta le manipolazioni da parte di noi pescatori. Se si dispone di un guadino il gioco e più facile ma si consiglia un reale rilascio tempestivo dopo la classica foto di rito, prestando attenzione di manipolarlo il meno possibile oltre per non stressare troppo il pesce e per non rischiare di ferirci con le spine presenti nelle pinna dorsale e con i denti acuminati che troviamo nella sua bocca.

 

Francesco Moni